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di Nick Payne
con Roberto Solofria e Ilaria Delli Paoli
progetto sonoro Paky Di Maio
regia Roberto Solofria
traduzione Valerio Piccolo
aiuto regia Daniela Quaranta
impianto scenico Nicola Bove e Vincenzo Leone assistente alla regia Maria Chiara Cecere costumi Alina Lombardi
illustrazione Francesco Zentwo Palladino produzione Mutamenti / Teatro Civico 14

Un uomo, una donna e l’universo a fare da cornice. Sono questi gli elementi di Costellazioni, pièce del drammaturgo inglese Nick Payne.
Una teoria della fisica quantistica sostiene che esiste un numero infinito di universi: tutto quello che può accadere, accade da qualche altra parte e per ogni scelta che si prende, ci sono mille altri mondi in cui si è scelto in un modo differente. Nick Payne prende questa teoria e la applica a un rapporto di coppia.

Assolutamente divertente, ma disperatamente triste: è proprio il suo dinamismo intellettuale ed emotivo a rendere lo spettacolo unico e travolgente, un vero e proprio “classico contemporaneo”.

Note di regia

Il concetto di multiverso è al centro del testo di Nick Payne, ma il multiverso può anche essere metafora di possibilità.“In sostanza, abbiamo fatto due volte la stessa domanda ricevendo due risposte completamente differenti” dice Marianna, la nostra protagonista.
Costellazioni ci ha posto davanti ad una semplice, ma intramontabile domanda, la domanda che fa parte un po’ della vita di tutti noi: Cosa sarebbe successo se…?
Ecco che allora si declina, sulla scena, il rapporto tra un uomo e una donna nelle sue infinite possibilità.
La scelta di lavorare a questo testo nasce dalla necessità sempre più forte, come regista e come attore,
di avvicinarmi alla drammaturgia contemporanea.
Costellazioni si presenta apparentemente come un testo semplice, lineare nel suo non esserlo affatto: ogni situazione è ripetuta più volte a seconda delle sue possibilità di sviluppo. Ma è proprio questa semplicità a mettere continuamente alla prova gli attori in scena.
Anche io, seguendo in qualche modo la linea che mi pare suggerita dall’autore, ho scelto di affidare agli attori la forza emotiva di questo racconto.

Come regista ho sentito il bisogno di “farmi da parte”, di muovermi in punta di piedi, rispettando la caotica delicatezza di questa storia. Una regia essenziale e una scena minimale per accogliere il pubblico nel vortice, a volte destabilizzante, a volte commovente, di due vite che – a quanto pare- sono destinate ad incontrarsi, qualunque sia l’universo che le ospita.

Costellazioni rappresenta probabilmente una ventata di cambiamento professionale, ma anche la conferma del mio sodalizio artistico con un’attrice di enorme sensibilità.